CHE FINE HAI FATTO?
Il rimpianto colma vigliacco la memoria
e sei forse volato in un'altra storia...
Il tempo non riempie facile le assenze
e ti senti di più un corpo estraneo,
come me in questa primavera estiva
anelante d'essere alienante a tutto...
ci fosse un alito vivo di pioggia
lo coglierei guardando il cielo...
Stai forse sotto un bel glicine
a raccogliere petali di cuore
e senza rumore né aria solforosa,
con lo sguardo a rotolare su prati,
fuggendo poi in una corsa d'affetto
con la felicità che ti prende le spalle...
Ti sei magari smarrito in vicoli urbani
di una metropoli folle e indifferente,
negli ingranaggi frenetici della società
a indicarti orari e ambienti schematici...
Perdendo per sempre l'ispirazione
delle cose più semplici e leggere...
O ancora per strade e posti sconosciuti,
lungo cascate o dentro antichi monasteri,
o in masserie e casolari abbandonati,
cammini e risiedi senza più timori,
con il sorriso nell'anima a contemplare
stelle e costellazioni in piena compagnia...
Infine a lottare contro le odissee fisiche,
oppure eclissi familiari da cui uscire indenni
non è per niente facile, mi auguro la resa
non ti sfiori neanche e che le lacrime scorrano
solamente di gioia dentro una nuova vita,
senza maghi e squallidi guaritori di mezzo...
ah, com'è laconico questo tuo addio
e potessi, potessi quasi farlo anch'io!
(testo scritto il 2/5/2005)