DAL BALCONE DI VIA GUZZARDI.
Tetti disordinati di
case arruffate,
colorati da diseguali
tegole ingiallite dal
sole.
Panni variopinti stesi
al vento,
su ondeggianti corde,
precarie vie di parole
tra un balcone e l’altro.
Cielo di un indistinto
azzurro,
dove uno stormo di
rondini/
che non sono mai tornate
perch? non sono mai
partite/
disegna giocose volute
con acrobazie mutevoli,
tracciate dal vento.
Strada calda, assordante
e nera,
su cui infinite impronte
di destini
si perdono nella pece
sciolta dell’asfalto/
molle confine tra la
terra e il cielo/
che tutto ingloba e
divora.
Poi, come d’incanto, il
Tempo
si ferma in un Tempo
sospeso
Tra il giorno e la notte,
e quando l’ultimo raggio
di sole
abbandona i suoi
riverberi
alle tenui ombre della
sera,
un vento leggero di
brezza
viene da quel mare che
bagna
da sempre laviche rocce,
antiche testimoni di
arcaici miti.
Cos? il soffio leggero
del vespero
Inonda di profumata
dolcezza i miei sensi
quietati
e imprime, lievemente,
un nuovo ritmo ai
battiti del mio cuore.
E, in quell’ora, quando
mille lucciole
illuminano la notte del
cielo,
i miei occhi si chiudono
lentamente
e io mi abbandono
all’armonia del caos.
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