ANCORA
Appoggia le tue dita, ancora,
sulle mie tempie blu di meraviglia:
qui pulsa il mare
e carta grigia saranno i tuoi ricordi
smessi
se danzerai la luce di una promessa
di candele
statue cangianti sulla riva
a sovvertire il bianco
affondo della luna,
ostia riemersa come bersaglio ignaro
dal blu ostinato
di un agosto in piena.
Non ho che ali umide
e l'equilibrio incerto di un desiderio
nella pioggia,
andare oltre
verso la caratura d'oro
di un attimo di sole
prima del suo curvarsi buono
alle falangi brune della notte,
la pietra appesa canta
in mezzo al petto
come un acuto opposto
al palpitare dei monsoni,
ma tu ascolta,
è ancora verde l'orgoglio del mio pianto
la mattina,
di luce sola veste tra le tende
la nudità nascosta di un pensiero in viaggio
verso te
ed occupa le strade
conta i passi
quando la solitudine possiede
il balzo stanco
di marionetta in fuga
sopra la perdita di giorni senza fiato.
Sentimi adesso e guarda
dentro la gerla vecchia
messa a svernare fuori
dove è l'incanto aperto di una neve
bionda,
regge nel vento, ancora, il mio parlare muto
scommessa silenziosa che ti avvolge
come saetta persa in temporali
e secoli di stelle in confusione.
Tienila tra le mani
questa stagione insonne
e osserva
di quanto amore si è fasciata stretta
e non andare via
sotto la cura antica di un inverno
indifferente ai margini,
ma resta,
qui dove piove il mare mio
dentro i tuoi occhi.
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