CERCANDO ANCORA IL BLU OLTREMARE
Di quello che
non conoscendo
siamo stati
e dei pertugi ovali della notte
soffiati dall'alterità di un vento
senza nome
potrei, adesso, stendere una piega
di verde assenso,
un timbro
un'apertura in virgola di voce,
oppure
un cenno di silenzio
come l'approdo azzurro di un crepuscolo
al varco della quiete,
e incorniciare in filigrana il mio sorriso,
quello che vaga in solitario
coprendo falle antiche del mio viaggiare
pellegrino e assente.
Di quello che
pur conoscendo
non ho saputo essere
per me,
della catena dura degli errori,
gli amori uomini come cavalli perduti
nella nebbia,
onda di piena che annaspa ai valichi
la confusione delle stelle
potrei, adesso, tracciare la linea retta
spezzata
nei travasi rossi spremuti dalla terra,
segnare a dito la mia bandiera bianca,
l'inopportuno scivolo che afferra
la barricata di un'insicurezza al ferro
delle mani,
e cancellare con la spugna
predata al mare in bilico tra gli occhi
ogni ragione persa
e le perdute soglie di ragioni
e fingere un attracco vergine,
un ristoro,
come se fossi barca liquida e cedevole,
un galleggiante in mani nuove
di vernice attenta,
senza contare le gocce brune sul manto verde
degli oceani,
senza contare ma navigando intera
alla distesa,
cercando ancora il blu oltremare
oltre le colonne di un rimpianto.
Ma sono donna d'amore
unta dal sole al suo risveglio
e resto.
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