Dubita pure che le stelle siano fuoco, dubita che la verità sia menzogna, dubita che il sole si muova, ma non dubitare mai del mio amore.
I fiori ( Stéphane Mallarmè )
Dalle valanghe d’oro del vecchio azzurro, il primo
giorno e degli astri dall’eterna neve
tu distaccasti allora i grandi calici
per la giovane terra vergine da disastri.
I cigni dal collo sottile nel fulvo gladiolo
e il lauro divino dei cuori esiliati, vermiglio
al pari dell’alluce puro del serafino,
che tinge l’acceso pudore d’aurore calpeste,
il giacinto ed il mirto dell’immateriale fulgore
e, simile a carne di donna, la rosa crudele,
Erodiade in fiore del chiaro giardino, colei
che d’un violento sangue e radioso s’irrora!
E tu facesti dei cigni il singhiozzante bagliore
che rotolando su mari di sospiri che sfiora,
attraverso l’incenso turchino di spenti orizzonti
sognante s’innalza verso il pianto lunare!
Osanna con sistri e turiboli, o nostra Signora,
osanna dalle aiuole dei nostri limbi!
E l’eco si smorzi lungo le sere celesti,
estasi degli sguardi, brillare di nimbi!
O madre che nel tuo seno giusto e forte creasti
i calici dondolanti la fiala serbata
di grandi fiori con dentro la profumata Morte
per il poeta che stanco ingiallisce alla vita.