Nessuno ti dimostra più amicizia di un amico nel bisogno.
E son tornato a casa.
L'ho vista dall'alto nel riverbero del mattino.
Il vulcano che apriva la sua fuligginosa bocca ancora innevata,
e il mare blu cobalto splendente sotto i raggi del sole.
Il caldo, il rumore, la luce, mi hanno avvolto come turbine di vento
e un caldo brivido ha percorso la mia pelle e la mia anima.
La mia città è un caldo abbraccio..
la mia città è un rumoroso rendez-vouz..
la mia città à una corsa in autoscontro..
la mia città sono mille occhi di nera lava...
la mia città sono segni antichi sui volti...
la mia città è una e centomila.
Catania è lì, adagiata tra un sogno e un'angoscia...
come i suoi verdi orti distesi tra il blu del mare e l'azzurro cielo,
il rosso del fuoco del vulcano e il nero della sua cenere.
Le strade, nere, di lava, si perdono tutte a mare..
in quel mare che un tempo portò l'Acheo ad offendere Polifemo..
e che conserva ancora i segni della collera del ciclope...
Catania città in movimento come il magma vulcanico,
che tutto copre e cancella e come le onde del mare
che nel loro incessante movimento, danno e prendono..
così come fu per i figli di padròn Toni.
Ah...! Catania, tu un tempo casta diva e poi macchiata dall'incuria.
Ho pianto nel lasciarti e adesso gioisco nel ritrovarti...
e son tornato a casa....